Categoria: Parola Commento al Vangelo del giorno


Commento al Vangelo del giorno

Il sale della testimonianza

Il sale lo dobbiamo usare per gli altri, come la luce per gli altri, perché il sale non insaporisce se stesso, la luce non illumina se stessa, sempre al servizio.

Sale per gli altri. Piccolo sale che aiuta ai pasti, ma piccolo, poco.

E poi, il sale non si vanta di se stesso perché non serve se stesso. Sempre è lì per aiutare gli altri: aiutare a conservare le cose, a insaporire le cose.

Semplice testimonianza.

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Compassione

Gesù sente compassione di noi, condivide il nostro dolore, le nostre pene, capisce che siamo stanchi e sfiniti.

E ci è vicini.

E gratuitamente, senza nulla in cambio, ci viene incontro, come il pastore va incontro al suo gregge disperso.

E noi invece proviamo mai con-passione davanti alle sofferenze altrui, davanti ai bisognosi?
O non ce ne frega niente?
E se proviamo qualcosa, in quali opere questo nostro “sentire” compassione si concretizza?

 

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L’Erode che è dentro di te

Erode era un vero sanguinario.
Aveva fatto uccidere il cognato per delle voci, imprigionato la suocera, condannato due figli, giustiziato il sommo sacerdote. Poi aveva massacrato tutti i bambini fino a 2 anni in tutta la regione.
Non sappiamo quante persone abbia ucciso in realtà.
Quest’uomo ci fa impressione!
Ma anche dentro ognuno di noi c’è un Erode nascosto.
Le guerre, la fame, l’indifferenza, la tratta di uomini, l’egoismo, l’arrivismo, l’ambizione scatenata, sono solo alcuni dei sentimenti che affliggono la nostra società, quella che chiamiamo civile.
Quindi smettiamo di scandalizzarci e impegniamoci a cambiare noi per primi.
Prendiamo esempio da Giuseppe, custode delle debolezze umane, che porta Gesù e Maria in salvo.

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Ancora una volta

Una vita intera ad aspettare di realizzare il proprio sogno.
Un sogno che sarebbe potuto non arrivare più.
Ha atteso di realizzare il suo sogno, ma non lo ha preteso.

E’ questo lo spirito giusto che guida i cuori che amano.
Il vecchio Simeone era ormai vicino alla morte quando i suoi occhi videro finalmente il Salvatore che attendeva da decenni.

Noi invece vogliamo tutto e subito, siamo ormai fagocitati dalla velocità con cui il mondo si muove, dalla celerità in cui evolvono la società, le aspettative e anche le passioni.

Simeone era pieno di fede, di amore e di speranza. Aveva fatto del suo sogno una questione di vita. Nemmeno il peso dell’età gli aveva fatto perdere le speranze, e la rassegnazione non aveva mai rimpiazzato la sua grande fiducia in Dio.

Questo ci insegna che Dio non tradisce mai. Anche quando sembra tutto finito, quando non c’è più tempo, quando siamo scoraggiati, quando il peso degli anni che passano ci sembra insostenibile, quando le ultime luci si stanno per spegnere, lui è capace di farci brillare ancora, di aprirci gli occhi. Ancora una volta.

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Il pregiudizio

Troppo spesso siamo schiavi delle apparenze, succubi del pregiudizio.

Ci saremmo aspettati che la sua fama crescente di Gesù avesse avesse reso orgogliosi i suoi concittadini di Nazareth.
Infatti arriva tra i suoi, la gente che incontra  lo riconosce e lascia tutti a bocca aperta, “rimanevano stupiti” (Mc 6, 2), si domandavano da dove arrivasse tanta sapienza, “Da dove gli vengono queste cose?” (Mc 6, 3), sbalorditi dei suoi miracoli, “E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?” (Mc 6, 4).

Ma poi pensano che è il figlio del falegname, che non conta nulla, “Non è costui il falegname, il figlio di Maria” (Mc 6, 4).

E i loro occhi si chiudono anche di fronte a grandi prodigi.

Ecco il pregiudizio.

Guai quando il pregiudizio e l’apparenza prendono il sopravvento, tutto diventa piatto, tutto diventa un’abitudine. E perdiamo il meglio della vita. (altro…)

Alzati

La bambina non è morta, dorme.

Che significa?

Significa che dalla morte ci si può svegliare.
Gesù, a differenza nostra, non teme la morte fisica.
E non si dispera per essa, come facciamo noi.

Un’altra morte lo spaventa, quella del cuore, quando siamo indifferenti al dolore degli altri, quando non ci aiutiamo tra noi, quando ci voltiamo dall’altra parte, insomma, quando tocchiamo il fondo…

Ma anche in quel caso, quando siamo a terra, Gesù è pronto ad aiutarci, a darci la mano, e ci dice: alzati ragazzo! (Talità kum!).

Le beatitudini

Beato nella lingua italiana vuol dire vedere Dio.

Nella vita, però, significa tutta un’altra cosa.
Non significa essere felice. Anzi, tutt’altro.
In questo mondo significa andare contro corrente, rifiutare la mentalità della massa, rinnegare la cultura del possesso, rifiutare quella del divertimento fine a se stesso, respingere l’arroganza verso i più deboli.

“Beati coloro che piangono”, quindi quelli che provano sofferenza fisica o travaglio morale, “perché saranno consolati” (Mt 5, 5).

La sofferenza è, in fondo, nella vita, il destino dell’uomo, che trascorre gli anni tra gioie e dolori, che passa attraverso la morte propria e degli altri, che è una grande sofferenza.
Ne esce fuori un quadro desolante…
Essere buoni cristiani nel mondo di oggi sembra un’impresa superiore alle proprie forze.

Ma…

Gesù non resta a guardare e non ci lascia soli ad affrontare tale sfida.

Se come i discepoli diremo “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6, 68), scoprirono che le parole di vita eterna sono quelle del Sinai: le Beatitudini.

Da allora tutto cambiò nella loro vita.
Può cambiare anche nella nostra.
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Chiamata

La vita è una chiamata.
Tutto quello che facciamo ha senso in relazione con una chiamata. Siamo chiamati a fare qualcosa nella vita. Ognuno ha una strada da percorrere e guai a tornare indietro, a voltarsi, a rigirarsi.
Tutto è chiamata.
Anche Dio ci chiama. E’ sempre Lui che chiama per primo.
Ci chiama alla vita, principalmente, poi ci chiama all’amore. Dopo ci chiama a entrambe le cose insieme: a vivere l’amore.
Alla fine ci chiama a percorrere la nostra strada, nell’aiuto del prossimo, nella famiglia, nella vita consacrata, nella vita contemplativa, nella preghiera. In tanti modi. Basta che siano modi di amare. (altro…)

L’annuncio che tutti dobbiamo fare

«Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!».

È  questo l’annuncio al mondo.

È arrivato un re diverso da tutti quelli che la storia abbia mai avuto, un re debole, agnello in mezzo ai lupi. Non il solito re belligerante, potente, prepotente.
E’ la prima uscita pubblica di Gesù, la prima comparsa da re dei re, da re degli umili, dei piccoli, dei deboli. Che grande passo avanti per l’umanità, per l’esistenza umana!
È questo l’annuncio che, come Giovanni, siamo chiamati a fare anche noi.

Annunciare Gesù con l’esempio, con l’umiltà, con l’amore, farlo conoscere al mondo come il re dei re che è Signore dell’amore, della pace, del bene e della vita.
Annunciare che Lui è  l’unico Salvatore, in mezzo ai peccatori, che si fa battezzare, come uno di noi. (altro…)

Grida nel deserto

Siamo sordi, oggi come allora, indifferenti, distratti.
Giovanni, tu chi sei?
Chiesero leviti e sacerdoti.
E lui rispose:
Voce di uno che grida nel deserto. Gv 1,19-28

Cioè dove nessuno lo sente, le sue parole si perdono tra dune.
Accade anche oggi, di fronte al frastuono della guerra, dell’indifferenza, dell’egoismo che soffocano le voci autentiche, anche quelle di chi umilmente parla nel nome dell’amore. (altro…)