Il pregiudizio

Troppo spesso siamo schiavi delle apparenze, succubi del pregiudizio.

Ci saremmo aspettati che la sua fama crescente di Gesù avesse avesse reso orgogliosi i suoi concittadini di Nazareth.
Infatti arriva tra i suoi, la gente che incontra  lo riconosce e lascia tutti a bocca aperta, “rimanevano stupiti” (Mc 6, 2), si domandavano da dove arrivasse tanta sapienza, “Da dove gli vengono queste cose?” (Mc 6, 3), sbalorditi dei suoi miracoli, “E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?” (Mc 6, 4).

Ma poi pensano che è il figlio del falegname, che non conta nulla, “Non è costui il falegname, il figlio di Maria” (Mc 6, 4).

E i loro occhi si chiudono anche di fronte a grandi prodigi.

Ecco il pregiudizio.

Guai quando il pregiudizio e l’apparenza prendono il sopravvento, tutto diventa piatto, tutto diventa un’abitudine. E perdiamo il meglio della vita.

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. Mc 6,1-6